Pubblicità spacciate per notizie: è solo colpa degli AdBlocker?

La prima cosa che faccio in un sistema operativo fresco appena installato è scaricare i vari web browser e su ognuno attivare i plug-in che bloccano la pubblicità, ossia le più famose estensioni come uBlock Origin, Adblock Plus, AdBlock o simili. Da un decennio i banner pubblicitari erano diventati eccessivamente molesti quindi tante persone, inclusi i neofiti, hanno preso l’abitudine di utilizzare gli ad-blocker e di conseguenza i content creator hanno iniziato a registrare minori guadagni dalle entrate pubblicitarie. Per ripristinare la monetizzazione, come ho lamentato in un precedente post, gli amministratori dei siti web aggregatori di contenuti si sono ingegnati con un espediente: hanno cominciato a spammare pubblicità / sponsorizzazioni / spot / réclame / promozioni / marchette (chiamatele come preferite) camuffate da notizie, elencate normalmente come le altre nella lista. Anzi da pochi anni ce n’è una versione 2.0 che nasconde spot all’interno di un articolo reale, o in paragrafi ad-hoc facilmente identificabili, o sempre più spesso integrati nel testo stesso senza evidenti demarcazioni. Esattamente come succede nei video che frequentemente promuovono prodotti o servizi come parte del filmato, solitamente dopo una breve introduzione, e non più tramite advertising esterno (rimuovibile dai programmi).

Tutte queste tecniche servono ad aggirare gli ad blocker!!!

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La bolla informativa in Internet causata dagli algoritmi ma non solo…

Pensierino del Sabato mattina. Da alcuni anni a questa parte, nella mia barra delle applicazioni (la taskbar) sono onnipresenti 3 icone collegate ai più importanti browser su Windows: FireFox, Chrome ed Edge. FireFox è il browser principale che uso più frequentemente per navigare, anche se è leggermente meno compatibile a livello HTML/CSS/JScript rispetto agli altri 2, lo preferisco sia per la sua indipendenza commerciale sia per la sua sicurezza, specialmente a livello sincronizzazione dati e condivisione account; e poi da quando sono passato ad un monitor con risoluzione 4K, la sua modalità lettura (tastino F9) è diventata la mia migliore funzionalità-amica di semprissimo! Datemi pure del boomer ma io oggi alla raffinatezza grafica dei siti web preferisco la semplicità nella lettura del contenuto 😅 Ad ogni browser ho associato un diverso account Google: a FireFox è associato un account “sporco” di cui non mi interessa nulla, mentre agli altri 2 browser ho associato account “puliti”: cioè quello personale e quello lavorativo.

Ho optato per questa precisa strategia onde evitare che i famigerati algoritmi finissero per insozzare con contenuti alquanto discutibili anche gli account del profilo personale e lavorativo, che desidero invece mantenere salubri. E che ci piaccia o no, Google ad oggi rimane il principale collezionista e condivisore di dati statistici sugli utenti ai fini della profilazione. La necessità di 3 diversi browser non è esclusivamente questa ma è anche per implementare un supporto software più ampio possibile durante lo sviluppo e il debugging di siti web.

Malgrado il mio uso accorto ed oculato dei browser, degli account ad essi associati, dell’attenta navigazione che cerco di seguire diligentemente, sfortunatamente oggigiorno a causa di una serie infinita di pratiche di marketing ormai consolidate, presenti praticamente in ogni angolo dell’Internet, non riesco più a sfuggire dai contenuti di tendenza, o anzi, per definirli ancora meglio … dalle stramaledette minchiate 😒

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Internet, il passaparola e il virale

Jeff Duntemann, l’autore del primo libro di programmazione che ho letto nella mia vita, quello sul Borland Pascal (per dovere di cronaca in realtà il primo che ho acquistato era sul C++), nel 1998 ha scritto sul suo blog questo post che cito per intero:

We’re getting to the day where almost any software application or utility you could describe is out there somewhere—in many cases freely downloadable from half a dozen places. A friend of mine is putting together a small conference for independent Catholic priests and bishops, and wanted to know if I’d seen any software for managing conference, attendees, fees, schedules and stuff. Sure as..er..heck, I found a package in about ten minutes. I mentioned in VDM that I’d like to have a software gizmo that magnified the cursor region so I could bulls-eye the mouse pointer into those teeny little Explorer interface plus/minus boxes. Sunuvugun, four or five such things already exist. When there were fewer things in the world, word-of-mouth was easy. Now there are a near-infinite number of things in the world, and no one has the breadth of attention to be able to snag word-of-mouth on more than a tiny fraction of it. I’m quite sure that managing word of mouth is the key to making money with software distributed on the Web. Many people say they know how to do this. I’ve seen no evidence that anyone does. I think about it a lot, and if I come up with any useful idea you’ll see them here.

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