Pubblicità spacciate per notizie: è solo colpa degli AdBlocker?

La prima cosa che faccio in un sistema operativo fresco appena installato è scaricare i vari web browser e su ognuno attivare i plug-in che bloccano la pubblicità, ossia le più famose estensioni come uBlock Origin, Adblock Plus, AdBlock o simili. Da un decennio i banner pubblicitari erano diventati eccessivamente molesti quindi tante persone, inclusi i neofiti, hanno preso l’abitudine di utilizzare gli ad-blocker e di conseguenza i content creator hanno iniziato a registrare minori guadagni dalle entrate pubblicitarie. Per ripristinare la monetizzazione, come ho lamentato in un precedente post, gli amministratori dei siti web aggregatori di contenuti si sono ingegnati con un espediente: hanno cominciato a spammare pubblicità / sponsorizzazioni / spot / réclame / promozioni / marchette (chiamatele come preferite) camuffate da notizie, elencate normalmente come le altre nella lista. Anzi da pochi anni ce n’è una versione 2.0 che nasconde spot all’interno di un articolo reale, o in paragrafi ad-hoc facilmente identificabili, o sempre più spesso integrati nel testo stesso senza evidenti demarcazioni. Esattamente come succede nei video che frequentemente promuovono prodotti o servizi come parte del filmato, solitamente dopo una breve introduzione, e non più tramite advertising esterno (rimuovibile dai programmi).

Tutte queste tecniche servono ad aggirare gli ad blocker!!!

Nel breve futuro gli algoritmi in funzione negli aggregatori si spera diverranno capaci di filtrare (completamente o parzialmente) questi contenuti di puro marketing e confido in nuovi software basati su intelligenza artificiale che impareranno ad identificare gli annunci fasulli sia dai titoli, spesso fuorvianti e/o clickbait, sia grazie ad un’analisi semantica del testo; ma anche dalle immagini di copertina fuori contesto inserite al solo scopo di catturare l’attenzione dell’utente. Ci vorrà del tempo prima che tutto ciò accada, gli interessi economici in gioco sono molteplici, ma la persistenza pubblicitaria al giorno d’oggi è nuovamente eccessiva sino alla nausea e qualcosa dovrà pur esser fatto.

E a quel punto quale sarà la contromossa? 🤔

Chi produce contenuti online ha il sacrosanto diritto di guadagnare denaro per il proprio lavoro, mi sembra assolutamente giusto. Ma quello che secondo me deve radicalmente cambiare è l’algoritmo usato per il calcolo degli introiti. Perchè il pay-per-click, incluse tutte le infinite alternative “pay-per” (tipo impression, lead, sale, view), ovvero globalmente quelle valutazioni che si basano sul traffico di utenti (infinocchiati) generato, ormai devono essere superate. Per quanto gli esperti nel settore del digital marketing si sforzino di ripetere la litania «la qualità vince sulla quantità», la realtà poi ci dimostra che le cose vanno esattamente al contrario: produrre un gran numero di contenuti, anche se di scarsa qualità, genera statisticamente un provento superiore. Ecco spiegata la ragione di questo sforzo ossessionante di ipnotizzare gli utonti con materiale perlopiù acchiappa-click: serve a massimizzare i profitti.

Bisogna riformare energicamente il sistema del mercato pubblicitario su Internet, ma pensandola più in generale, inventare nuove valide metodologie alternative per poter ricavare denaro online. Non ho idee ben precise, mi mancano le competenze nel campo, però non so magari inserendo parametri specifici sulla qualità dei contenuti creati, oppure sulla qualità cumulativa del sito web che li ospita. Oppure ancora, chessò, premi economicamente superiori per contenuti ad alto valore sociale, civico, didattico, comunitario, utili alla collettività. Mi rendo conto che individuare criteri ragionevoli da fondere assieme per formare un metro di misura unificato sarà molto molto difficile, complesso, e forse neanche davvero esiste un principio universale che sia realmente equanime. Ma la questione va discussa, dibattuta, studiata approfonditamente, per il benessere non solo economico ma anche mentale di tutti quanti noi: produttori e consumatori 😉

In chiusura voglio lasciarvi il video di questo ragazzo, già linkato al minuto 15:09 della timeline, che cattura la vera essenza del problema che stiamo vivendo oggigiorno in rete nostro malgrado:

TL;DW – Anche se il contenuto è di elevata qualità e richiede tanto lavoro dietro le quinte, come in questo canale, poche visualizzazioni dovute al tema di nicchia trattato, equivale a pochi quadagni 😥

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