La bolla informativa in Internet causata dagli algoritmi ma non solo…

Pensierino del Sabato mattina. Da alcuni anni a questa parte, nella mia barra delle applicazioni (la taskbar) sono onnipresenti 3 icone collegate ai più importanti browser su Windows: FireFox, Chrome ed Edge. FireFox è il browser principale che uso più frequentemente per navigare, anche se è leggermente meno compatibile a livello HTML/CSS/JScript rispetto agli altri 2, lo preferisco sia per la sua indipendenza commerciale sia per la sua sicurezza, specialmente a livello sincronizzazione dati e condivisione account; e poi da quando sono passato ad un monitor con risoluzione 4K, la sua modalità lettura (tastino F9) è diventata la mia migliore funzionalità-amica di semprissimo! Datemi pure del boomer ma io oggi alla raffinatezza grafica dei siti web preferisco la semplicità nella lettura del contenuto 😅 Ad ogni browser ho associato un diverso account Google: a FireFox è associato un account “sporco” di cui non mi interessa nulla, mentre agli altri 2 browser ho associato account “puliti”: cioè quello personale e quello lavorativo.

Ho optato per questa precisa strategia onde evitare che i famigerati algoritmi finissero per insozzare con contenuti alquanto discutibili anche gli account del profilo personale e lavorativo, che desidero invece mantenere salubri. E che ci piaccia o no, Google ad oggi rimane il principale collezionista e condivisore di dati statistici sugli utenti ai fini della profilazione. La necessità di 3 diversi browser non è esclusivamente questa ma è anche per implementare un supporto software più ampio possibile durante lo sviluppo e il debugging di siti web.

Malgrado il mio uso accorto ed oculato dei browser, degli account ad essi associati, dell’attenta navigazione che cerco di seguire diligentemente, sfortunatamente oggigiorno a causa di una serie infinita di pratiche di marketing ormai consolidate, presenti praticamente in ogni angolo dell’Internet, non riesco più a sfuggire dai contenuti di tendenza, o anzi, per definirli ancora meglio … dalle stramaledette minchiate 😒

Gli algoritmi basati su apprendimento automatizzato, nei motori di ricerca, negli aggregatori di notizie, nei social network, nei portali, o genericamente presenti in tutti gli aggregatori di contenuti, sono oggi considerati i principali responsabili di quel grave fenomeno che affligge tutto l’Internet chiamato bolla informativa (o in breve). Gli algoritmi si rafforzano nel tempo, costantemente, si forgiano sulla base del tipo di contenuti visionati dall’utente; per cui a un informatico saranno proposti via via argomenti sempre più di natura informatica, ad un appassionato di chimica argomenti sulla chimica e agli amanti degli animali … beh indovinate un po’? OK, logico, direte!

Evidentemente le critiche mosse agli algoritmi sulla questione della bolla informativa hanno iniziato a fare effetto, così qualche manina (crudele) si è messa a modificare i parametri degli algoritmi, aumentando il numero e la frequenza dei contenuti di tendenza (a.k.a. minchiate) presentate incondizionatamente. Oppure più semplicemente (Occam docet) si è voluto dare una piccola spintarella (boost) alla monetizzazione, chissà. Quindi se prima avevo una bolla informativa 1.0 limitata agli specifici argomenti di mio interesse, adesso la bolla informativa 2.0 mi include anche maggiori contenuti su argomenti che non sono parte del mio esclusivo personale interesse, ma di quello appartenente all’intera collettività e, troppo spesso, relativi a tematiche di cui non me ne può fregar di meno: ma che bel progresso!!! 🤦

Ma il problema di Internet non è, però, solo negli algoritmi. C’è un altro fenomeno che va a braccetto con gli algoritmi, non so esattamente come definirlo, “infotainment“, “contenuti superficiali”, finanche “clickbait”, fatico a trovare il termine adatto. Tento di spiegarlo. Nel giornalismo cartaceo “classico”, gli inserzionisti paga(va)no le pubblicità sulle testate generalmente in base alla dimensione dello spot, alla posizione (cioè il numero di pagina) e alla tiratura (cioè il numero di lettori). Ma una pubblicità pagata per la 1° pagina finanziava indirettamente anche gli articoli presenti nella 12° pagina, per fare solo un esempio. Dove nel cartaceo le pagine più interne venivano riservate a quel tipo di notizie più di nicchia, più ricercate, più raffinate, le meno importanti se vogliamo, insomma gli articoli meno letti e meno frequentati ma spesso anche i più lunghi e approfonditi; però in ogni caso sempre presenti. Nel giornalismo online, invece, le pubblicità (il celeberrimo advertising) rendono denaro un tanto al click per ogni specifico articolo, non esiste un generico forfettario o una tassa di presenza nel sito. Va da sé che con il tempo, quando le testate giornalistiche analizzando i dati statistici degli incassi finanziari scoprono che dalle notizie sui gattini ottengono più soldi, inizieranno a pubblicare notizie sugli adorabili felini in maggiore quantità. Parallelamente, mentre analizzando il ricavo dalle notizie sulla metapsicosi delle rane adulte nello Sri Lanka del Nord (😱) scoprono che non se le fila praticamente nessuno, eviteranno del tutto di produrre contenuti su quello specifico argomento. Un livellamento verso il basso imposto da ragioni economiche ☹️

Ed ecco allora che un appassionato di informatica come me, che frequenta portali famosi contenenti notizie specifiche relative all’information technology, ha constatato negli anni l’inesorabile proliferazione, sempre con maggiore insistenza, di una serie sterminata di contenuti futili che sono semplicemente pubblicità/markette relative ai prodotti IT (hardware o software) sponsorizzati.

Questo attacco sul doppio fronte algoritmi-infotainment è un assalto alla nostra intelligenza! Il risultato è che navigando in Internet, dai giornali online ai social network, siamo praticamente accerchiati da contenuti completamente privi di senso, frivoli, superficiali, gretti, tamarri. Questo perchè risultano i più cliccati dall’utente medio, i più gettonati dalla massa in assoluto, con più engagement e che generano elevatissimo profitto. Anche se vengono generosamente offerti a persone che hanno ben altri interessi! E tanto più il ditino fucilato del bimbominkia di turno mi clicca sul banale contenuto, tanto più io mi ritrovo coi browser invasi da quelle schifezze 😡 Ah e non parliamo poi dei contenuti sponsorizzati, cioè quelli finanziati da qualcuno (che chiaramente deve essere un parente prossimo di Satana) per aumentarne la visibilità: sono forse i più odiosi!

Chiaramente, in tutto questo marasma, aggregatori di notizie stra-famosi e alla portata di click per chiunque, come Google News ad esempio, tanto per citare il più mefistofelico, si mettono ad incoraggiare determinati comportamenti di sponsorizzazione commerciale indiretta (ma lo sarà davvero? 🤔), contraddicendo quello che loro stessi dichiarano nella propria policy:

Screenshot del mio Desktop (Windows)
Google News, sezione “Scienza e tecnologia” (mi viene da ridere) coi 3 browser usando 3 diversi account – invasa di notizie pubblicitarie.

A quanto pare l’AGCOM aveva espresso perplessità già diversi anni fa (forse troppi), ma evidentemente queste tematiche sono ancora poco dibattute nelle discussioni pubbliche … tranne che fra gli addetti ai lavori che colgono perfettamente i meccanismi infernali sottostanti ma preferiscono sdrammatizzare con l’ironia 😁 Da Mountain View assicurano che stanno lavorando sodo per rendere gli algoritmi sempre più sofisticati, contro il clickbait del motore di ricerca in questo specifico caso: personalmente continuo ad attendere fiducioso 🤞

Il medium è il messaggio!

Marshall McLuhan (1911 – 1980)

Credo sia questo un classico esempio, reale ed applicato, enunciato dalla storica frase di McLuhan. In qualche modo Internet infrastruttura di rete, per come è stata costruita inizialmente ed evolutasi fino ai giorni nostri, non solo influenza indirettamente il contenuto, ma partecipa anche attivamente alla costruzione del messaggio stesso 🙄

In sostanza sia uno scienziato premio Nobel sia un masturbatore seriale di YouPorn, dovranno sorbirsi una certa dose prestabilita di contenuti di tendenza (a.k.a. minchiate) relativi a libri di ribelli ex comandanti della Folgore o a video di balletti demenziali da TikTok 😞

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